top of page

Intervista a...

La musica non ha confini, per essere più precisi è la cultura a non averne… Però è anche vero che il contesto in cui nasciamo più dare un imprinting che ci influenzerà nelle scelte della nostra vita artistica e non solo. Suonare diventa esprimersi, ascoltare diventa sentire, le vibrazioni diventano un oceano di onde nelle quali potersi immergere. Ho avuto il piacere di parlare con un’artista davvero speciale che vive la musica con un’intensità e una profondità che coinvolgono profondamente… ragazzi, vi presento... 

Analia Ferronato is a jazz drummer from Argentina. She was born in the city of Gualeguaychú in the province of Entre Ríos. Analia manifested great interest in drums at the early age of 7 years old, but she didn't have the opportunity to take formal lessons until she moved to Buenos Aires at the age of 18, where she gets her first academic notions about polyrhythmic, sight-reading, technique, as well as her earliest approaches to different musical styles. She took private lessons for an extended period of time with some of the best jazz drummers in the city, such as German Bocco and Jose Maria “Pepi” Taveira, with whom she developed a strong love for Jazz music. Shortly after this, she got a call to join Yamile Burich quintet's group as a drummer, conforming the first and unique jazz combo integrated only by female musicians in Argentina. Yamile Burich is one of the most renowned saxophonists in Argentina's jazz scene, with whom Analia recorded three estudio albums “Ahora” (2014), “Random” (2016) and “Mujeres” (2018) album recently recorded and soon to be published, and one live álbum (2018) not edited yet. With this group she has performed in every single Jazz Club of Buenos Aires City as well as participated in numerous festivals having the opportunity to grow up as drummer taking experience performing alive playing bebop and Latin jazz music. These days encounter her working actively both as a freelance educator and as a session player. Besides Yamile Burich's group, she is performing with two jazz combo trio, one of them with the Argentinian pianist Rodrigo Nuñez and the other called Neui trio conformed by the saxophonist Camila Nebbia and the bassist Ivan Viaggio as well as other jazz groups.

1.jpg

Luca: carissima Analia, benvenuta su Drumposition! ci parlaresti della scena musicale dalle tue parti e come si colloca la batteria al suo interno?

​

Analia: penso che la scena batteristica in Argentina sia davvero ricca. Ci sono tantissimi batteristi talentuosi in diffrenti generi musicali e tanti ottimi insegnanti.

In relazione alla musica jazz, ci sono molti batteristi con differenti competenze tecniche e una marcata personalità. Adoro questa varietà!

​

Luca: sappiamo che gli standard jazz cambiano il loro mood in relazione alla cultura che li reinterpreta. Ci diresti qual è il tuo approccio nel suonare jazz?

​

Analia: certamente, credo che suonare musca jazz sia un modo per esprimere liberamente la propria personalità. Il bagaglio culturale, il contesto ed I sentimenti vengono espressi attraverso l’improvvisazione negli standard. Quando suono, le mie intenzioni, quello che voglio fare, è dire qualcosa al pubblico, trasmettere positività, mi piace pensare che lascino la location più felici di quando sono arrivati. Suonare con onestà intellettuale è la sfida intrinseca che pone questa musica, perchè l’unico modo per suonare jazz è avere il coraggio di mostrare le proprie emozioni, condividerle e lasciare che abbraccino le tue idee.

Questo è molto otre ciò che ho studiato, oltre la teoria. Le emozioni portano idee, questo intendo per suonare in modo spontaneo, con la trasparenza di ciò che vuoi dire.

Si può imparare questo criterio compositivo e farlo proprio ma sono convinta che gli standard cambino anche il nostro modo di percepirli. Sento come un forte impatto emotivo su di me, e questo mi guida e mi ispira circa il modo di suonare. Quindi credo che ogni standard jazz abbia un suo spirito emozionale, ed è la prima cosa da carpire se vuoi suonarlo nel modo corretto perchè, fondamentalmente, quando stai suonando uno standard stai anche arricchendo ed espandendo la composizione.

​

Luca: il folklore Argentino è estremamente popolare, molti batteristi cercano di comprendere la tradizione attraverso i libri... pensi che questo sia davvero possibile? Sapresti suggerirci un modo per coglierne il vero spirito?

​

Analia: credo che I libri siano uno strumento utile per cogliere gli elementi di un particolare ritmo che intendi studiare, grazie al libro puoi comprenderne facilmente la sturttura. Ma la tradizione è nel modo di suonare, l’ascolto è essenziale. Bisogna dedicare tantissimo tempo all’ascolto dei maggiori esponenti del genere che ti interessa con profonda concentrazione, in modo da sperimentare le emozioni e comprendere a livello intellettuale il brano.

Inoltre solo con l’ascolto puoi cogliere l’essenza del ritmo, come può essere suonato, come interagisce attraverso diversi strumenti, le dinamiche, l’articolazione e l’intenzione. Cerca di andare ai live se ne hai la possibilità!

Prendere lezioni da un esperto sul genere che stai studiando è comunque un’ottima soluzione, permette di scoprire e sviluppare il meccanismo dei ritmi della tradizione

​

Luca: come si può definire il tuo approccio alla batteria?

​

Analia: Bene, posso dirti su cosa mi concentro quando studio e quando suono la batteria. Ciò a cui do maggiore importanza è il suono (che è frutto della tecnica) assieme al groove, cerco di sentirlo sempre nel mio corpo, di viverlo mentre suono.

La mia priorità è la ricerca costante del groove.

Sento delle forti e profonde emozioni nella musica Afro e nei suoi derivati. Si, quello che mi da la spinta è proprio il groove che si genera con il ritmo.

​

Luca: pensi che il luogo di nascita possa influenzare gli studi musicali? Se si, come?

​

Analia: riferendoci specificamente allo studio, penso che il luogo di nascita abbia una grande infuenza. Per fare un esempio, in alcune culture, la musica è trasmessa per via orale da generazione in generazione, e si tratta del medesimo processo di trasmissione e appredimento della parola. E’ un modo naturale ed emotivo che genera l’imprinting nella memoria, c’è un’energia profonda in questi concetti.

2.jpg

Di contro, nello studio della teoria musicale, molto spesso ci sono massicce quantità di informazioni che tendono ad accumularsi. Penso che alcune culture diano la priorità alla sfera intellettuale e che questo si rifletta nell’esecuzione musicale.

L’instillazione culturale può essere graduale e nel rispetto delle tempistiche di assimilazione dell’individuo o può rendere le cose difficili se si tratta di grandi quantità di elementi e in assenza di una solida formazione. Quest’ultimo aspetto, per me, è molto dannoso dal punto di vista artistico perchè per lo più si fatica ad incamerare sul piano emozionale e personale.

In alcune culture la musica fa parte della quotidianità, si è esposti ovunque ed ogni giorno mentre in altre realtà si ècostretti a trovare specifiche location in cui ascoltare o suonare. Credo quindi che la realtà in cui nasciamo possa influenzare la nostra scelta musicale. Questo perchè da un lato la musica a cui siamo esposti durante l’infanzia causa una sorta di impatto con le emozioni ed il modo di sperimentare la vita e, dall’altro, le stesse esperienze di vita, in relazione al nostro sistema culturale, possono riflettersi ed esprimersi attraverso la musica. Considero la musica come una necessità, qualcosa di veramente importante per l’esistenza delle persone, per l’umanità intera. Per me ha un’influenza diretta sulla consapevolezza, la percezione e la sensibilità che si arricchiscono profondamente. Le nostre emozioni, i nostri pensieri, la nostra stessa esistenza può essere modificata dalla musica e viceversa.

Ma la mia idea è che la famosa “birth place” non determini le nostre scelte artistiche quanto le esperienze di vita e la predisposizione genetica.

3.jpg

Luca: Analia, hai una notevole attività live. La tua grinta è sempre la stessa o qualcosa inizia a diventare routine?

​

Analia: la mia energia cresce e si rinnova suonando. Amo suonare in live, ne sento il bisogno ed è una vera benedizione per me poterlo fare.

​

Luca: ci sono degli strumenti che hanno influenzato il tuo linguaggio batteristico?

​

Analia: sto studiando e suonando Djambe e musica Africana, lo faccio da due anni e continuo ad approfondire ma ascolto musica Afro da tantissimo tempo.. Penso che questo percorso abbia influenzato la mia maniera di suonare la batteria. Questa musica ha avuto un forte impatto su di me, e suonare lo Djambe è un’enorme emozione.

​

Luca: cosa pensi riguardo il linguaggio musicale? E’ solo un idea o esistono delle regole simili alla grammatica e alla sintassi?

​

Analia: credo che quando suoni su un certo ritmo stai di fatto rispondendo musicalmente ad una struttura, è naturale e spontaneo, non credo ci siano affinità con le regole imposte. Se non segui questo sistema “your playing stop being musical” , pensiamo ad esempio alla musica sopra la Clave come capita nell’Afro Cuban e Brazilian. Qui devi incorporare il ritmo prima di ogni cosa, e questo richiede tempo e pazienza. Dopo potrai suonare liberamente e con musicalità. Io penso alle conoscenze che ho appreso attravero lo studio dello Djambè; ci sono tantissime differenti parti del ritmo che devi incorporare, una per una, al fine di sviluppare la capacità di comprendere tutte le linee e le loro interazioni all’interno di una composizione. Quindi si comincia imparando le differenti linee ritmiche e alla fine sentirai “la chiamata del ritmo”, capirai dovi ti trovi e coglierai le diverse frasi al suo interno. A questo punto sarà possibile creare e sviluppare le proprie idee con piena consapevolezza.

Quando suoni uno standard stai di fatto rispondendo ad un determinato groove, una forma armonica e ad una melodia, uindi devi interiorizzarli per poter eseguire in modo musicale le tue idee. Quando improvvisi su una composizione che nasce spontaneamente non stai seguendo una struttura e le idee scorrono liberamente. Nello sviluppo di un’idea, sia che si tratti di una composizione o no, puoi lavorare sulla dilatazione o sullo restringimento dei valori musicali, orchestrazione, dislocazione del tema, abbellimenti con I rudimenti, segmentazioni ed estensioni tematiche. Vorrei suggerire un libro eccellente ”Improvisation concepts” di Jose Maria “Pepi” Taveira, con cui ho avuto la fortuna di studiare per diversi anni sviluppando eccellenti esercizi.

​

Luca: quando lavori su una nuova composizione adotti qualche schema?

​

Analia: non ho ancora esplorato approfonditamente il mondo della composizione, si tratta comunque di qualcosa che amo e a cui mi dedicherò molto presto. Di solito lavoro sulle nuove idee in maniera totalmente spontanea...

​

Luca: il concetto di jazz è qualcosa di assimilabile all’idea di libertà (certamente esistono strutture, forme e stili…) Come gestisci gli scambi come, ad esempio, 4+4 o un solo?

​

Analia: Durante il solo non penso a nulla, mi sento come se la mia parte conscia si annullasse completamente. Se sono al 100% nel pezzo, ascolto le mie idee e le mie emozioni e lascio che emergano in tempo reale. E’ come se scomparisse l’ego e restassero solo musica e sentimenti, le emozioni più belle del mondo; tanta libertà e nessun filtro per l’inconscio.

Sono veramente convinta che la musica sia il linguaggio delle emozioni. Certo, a volte i diversi contesti fanno emergere il lato conscio del suonare ma per la maggior parte del tempo sono totalmente immersa nella musica.

​

Luca: carissima Analia, grazie mille per essere stata con noi! Tienici aggiornati sulla tua carriera e torna a trovarci presto!

​

Analia: Grazie a te, Luca. Un saluto a tutti i lettori di Drumposition, enjoy!

contatti

4.jpg
facebook logo.jpg
bottom of page