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Intervista a...

Eccoci qua, oggi vi parlo di un artista eclettico a tutto tondo che si è formato negli anni in cui la musica circolava in cassetta e non si avevano internet e cellulari... anni in cui si leggevano le riviste cartacee e si passavano i dopo scuola chiusi in sala prove, si stava attenti a non spaccare le pelli e le bacchette perché non le cambiavi così facilmente... Si parla di un modo di vivere la musica che non è facile da raccontare ma che lascia traccia nello spirito e nella musica... Ragazzi, vi presento MKI!

Classe 1982 si avvicina presto al trash/speed metal e, successivamente, anche al Black nordeuropeo nei primi anni duemila. Suona sempre batterie di fortuna, prese in prestito o composte da parti di diversi set. Si fa subito notare per le sue doti da cantante death/trash metal, (un cantante con due corde grosse così! ndr) con i Metalmorph per diventare, anni dopo, fumettista affermato e drummer di una delle band che ha dato i natali ad una corrente Sarda di metal estremo: l'AgroDeathMetal di cui facevano parte i Necrolatitant, una parte dei lavori di ITZ e, appunto, i Pastory (la sua band). Già da quel periodo si impone nella scena underground con il suo drumming creativo e megalitico. Poi, come spesso accade, un lungo periodo di ritiro! “Dopo una lunga pausa e un trasferimento a Parma, cominciai a cercare nuove band e dopo alcuni tentativi non andati a buon fine con svariate band, trovai finalmente la mia dimensione fondando i Wall of Palemhor, che propongono un melodic death metal di stampo swedish con alcuni inserti trash e folk.”

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Luca: ciao MKI, è un doppio piacere fare una chiacchierata con te! Primo perché sei un amico di vecchissima data e poi perché il tuo genere mi piace da impazzire! Senti, come nasce un pezzo di batteria dei Wall of Palemhor? Dove trovi l'ispirazione per comporre?

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MKI: ok, la composizione per quanto mi riguarda segue molto il fraseggio della chitarra, tutto ciò per rendere il brano “un organismo in cui tutte le parti respirano simultaneamente” cioè per dare un passo massiccio, pesante e monolitico. Devo dire che la produzione di brani, per me si compone semplicemente di due fasi distinte: la prima dove scarico tutte le possibili idee, e ripetiamo il brano o parti di esso in loop per trovare il giusto carattere, successivamente faccio una sgrossatura per renderlo più fluido e dinamico, eliminando gli eccessi che a volte appesantiscono inutilmente la composizione.

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Luca: c’è una domanda che ho sempre voluto porti: che affinità ci sono, se ci sono, nel sistema che utilizzi per creare le parti di batteria e nel disegnare?

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MKI: nel disegno uso più o meno lo stesso approccio, comincio aggredendo il foglio per dare subito concretezza a quello che ho in testa per poi definire i profili e i dettagli; a volte “less is more” funziona, ma ci ho messo molto ad accettarlo, ho sempre la fobia che le mie parti di batteria siano troppo “scariche” e “monotone”. Il confronto con gli altri musicisti è uno degli elementi fondanti di miglioramento.

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Luca: usi l'open handed drumming e sei mancino, penso sia un adattamento alla batteria per destrorsi (ma magari mi sbaglio), vorrei chiederti quanto la disposizione influenzi la composizione.

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MKI: riguardo alla mia postura uso l’open handed drumming, sono mancino, non ho mai testato veramente a fondo la disposizione di batteria per mancini, forse è un esperimento che tenterò a breve in quanto, nelle poche prove effettuate ho notato più naturalezza nelle rullate più veloci. Amo però avere il ride e un timpano a sinistra, sono pur sempre un left hand!

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MKI: devo dire che, all’inizio cercavo impatto, muro sonoro e mitragliate di tom senza una pausa. Inoltre ero patito dei ritmi tribali che cercavo di inserire ovunque. Mi scatenavo cercando la velocità di esecuzione, l’aggressività ritmica.

Nel corso degli anni tutto questo per me è cambiato: ho cercato soprattutto di concentrarmi sul gusto e sulla ricerca di un drumming personale che riducesse la furia delle percussioni per avvantaggiare il groove. Naturalmente, l’età che avanza un po’ ti rallenta nelle esecuzioni più atletiche questo è chiaro!!! Scherzo, però sto cercando di rendere la mia batteria meno fisica, più ricercata e contemporaneamente senza soffocarla in strutture troppo anonime e ripetitive.

La personalità è tutto, ricordo che qualche tempo fa, un amico, sentendo dei vecchi brani appartenenti ad un gruppo rock con cui collaborai anni fa, mi disse :”Anche se non ho mai sentito questi pezzi, però ho riconosciuto subito il tuo modo di suonare”. Questo per me, è il migliore degli apprezzamenti: andando oltre suo il gusto personale il mio amico mi ha “riconosciuto”. Figata.

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Luca: quando interagisci in una jam session a quali aspetti da maggior rilievo?

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MKI: jam session, che cosa meravigliosa! Credo che la musica e (nella Jam in particolare), sia l’unico metodo di comunicazione dove tutti i partecipanti possono esprimersi, senza interrompersi l’un l’altro, come se si esponesse il proprio pensiero simultaneamente fino a formare un unico bellissimo discorso. Questo con le parole umane, non è possibile. Quando mi capita di fare una Jam, quello che cerco è “il flusso” , entrare e uscirne in armonia con gli altri strumenti, fantastico. Le jam sono irripetibili, beati quelli che si registrano!

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Luca: delle linee di batteria che hai composto trovo interessantissimo il fraseggio e la chiarezza, non c'è mai la sfida con il Blast estremo o con il Djent... ad esempio in "Worms inside" sembra che per un momento voglia spingerti oltre ma poi ti "trattieni" rimanendo fedele allo stile compositivo del pezzo. Ecco, com'è nata questa parte di batteria?

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MKI: il mio è uno stile compositivo grezzo, istintivo e asciutto, in quanto sono completamente privo di nozioni musicali accademiche. Suono completamente a orecchio, solo la pratica in sala mi permette di fissare i brani in mente. L’ausilio di un metronomo in fase di perfezionamento e registrazione è importantissimo. Anche quest’ultima cosa, ho fatto fatica ad accettarla ma riascoltarsi è un perfetto sistema per correggere gli errori e affidarsi a strumenti guida per ottimizzare la performance.

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Luca: come definiresti il tuo stile compositivo?

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MKI: per fare un parallelo “bellico” la batteria per me, è come l’artiglieria pesante: siccome è lontana dal fronte di combattimento, deve picchiare più forte (e vi assicuro che picchia veramente! Ndr). Scherzi a parte, credo che nel genere che provo a fare, la batteria sia fondamentale, il cuore pulsante del brano.

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Luca: com’è cambiato il tuo drumming negli anni?

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Luca: se dovessi lasciare a casa 3 pezzi del tuo set, cosa sacrificheresti e perché?

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MKI: domanda difficile…potrei lasciare solo uno dei due floor tom, e un crash da 16”, davvero, è tutto quello che potrei credo. Li lascerei perché, nonostante sentendone la mancanza, potrei semplicemente sopperire ad essi. Questa è dura Luca!!!!

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Luca: sei una persona che ha una cura maniacale del dettaglio (in senso positivo). Rimasi impressionato dalla tua capacità di unire dei pasticci fatti a caso su un foglio in un disegno incredibile e, soprattutto, concreto. Riesci a fare lo stesso con la batteria?

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MKI: proprio come si possono unire degli scarabocchi incasinati per ottenere, combinandoli, delle forme precise, così provo a fare nel drumming. Tento di unire diversi giri, con delle pause, dei trick, in un primo momento senza preoccuparmi della precisione. Successivamente idee abbozzate prendono una forma più definita e riconoscibile. Sono creature che lentamente escono dalle nebbie della mente hahaha!

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Luca: prima dei saluti vorrei chiederti di parlarci del tuo suono, come l’hai trovato e cosa stai ancora cercando.

MKI: non credo di aver trovato ancora il suono che voglio, almeno nei confronti della batteria acustica (senza nessun tipo di intervento digitale) certo è il fatto che accordature, tipologie di pelli e morfologia dei piatti possono permettere la sperimentazione. Anche la scelta delle bacchette è importante per me. Uso delle bacchette senza punta, 5°A. Se invece parliamo di registrazioni, il suono che amo è compresso, non troppo triggerato, tom con code corte ma profondi e piatti che esplodono letteralmente, supportati da una doppia cassa ricca di punta.

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Luca: MKI, grazie mille per il tempo che ci hai dedicato! Ti saluto e spero di rivederti presto in concerto! Spazio libero per saluti e ringraziamenti

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MKI: ti saluto con un ricordo “a causa di un certo Luca Contini, che in terza media mi passò sotto i banchi di scuola COWBOYS FROM HELL, tutto il mio modo di cercare e fare musica è cambiato radicalmente... grazie Luca!!!” un saluto a te e ai lettori di Drumposition!

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