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Intervista a...

Ciao ragazzi e ben tornati! Giorni fa mi è tornata alla mente una lezione di storia ed estetica della musica, ero abbastanza giovane e non ero proprio uno studente modello... eppure quella lezione è stata qualcosa di incredibilmente illuminante. Anni dopo lessi l’affermazione "Beethoven non ce l'ha" da parte di un artista e fu veramente avvilente. Beethoven non ha ritmo.... perché offendere l’Arte? Per sembrare ribelle un po’ come fa qualche vecchio insegnante che tira due parolacce a scuola per essere “figo”. Che tristezza.... Ma, ad un certo punto mi torna alla mente un Artista che cito sempre in difesa di Beethoven: Signore e Signori, ecco a voi Massimo Aiello!!!

Nato a Napoli il 22.7.'66. Prevalentemente autodidatta nella ricerca musicale. Dai primi anni ’80 frequenta con ottimo profitto vari corsi, il più prestigioso quello del Maestro Enrico Lucchini. Ha suonato in più di 100 gruppi italiani e stranieri, professionali e non, di decine di generi. Spettacolo solista dal 1987: "TRIBUTE TO BEETHOVEN": suona su base registrata della 9a Sinfonia; dal '01 in CD (www.azzurramusic.it) recensito ottimamente in vari paesi del mondo e dalle due autorevoli riviste internazionali di batteria e percussioni, più importanti e più lette nel mondo: "MODERN DRUMMER"('04) e “Percussive Notes” la rivista ufficiale della “PAS - Percussive Arts society” ('07).

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Nel Febbraio 2013 MODERN DRUMMER lo seleziona per il MODERN DRUMMER's Drummer Blog dove è presente con una propria pagina. Nel Blog vengono selezionati ed inseriti meno di cento batteristi all'anno da tutto il mondo.

Luca: ciao Massimo, è veramente un grandissimo piacere poter fare una chiacchierata con te!

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Massimo: grazie, il piacere è anche mio!

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Luca: partirei dalla cosa più ovvia ossia "Beethoven non ce l'ha". Non voglio accendere polemiche su questa affermazione fatta con finto candore, credo però che sia praticamente impossibile non domandarti quale sia la tua visione del ritmo in Beethoven visto che la frase citata è legata proprio alla 9 Sinfonia.

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Massimo: infatti la mia intromissione con la batteria è puramente per studio musicale (non prettamente batteristico) e nella Nona, così come nella musica classica in genere, il ritmo c'è e può essere seguito, sottolineato, anticipato, colorato, ecc. e la batteria si presta bene. Importante per me e per il mio studio è di non suonarci sopra una batteria, come è sempre stato fatto da vari batteristi, ma di rispettare quantomeno l'ambientazione tenendo conto che già mettendoci uno strumento improprio questi ne distorce il cammino. Però con molta attenzione si possono scorgere i punti dove potersi agganciare ai vari momenti della Nona, in questo caso, e senza dimenticarsi di non fare i batteristi fini a sè stessi ma lasciare intatti il più possibile tutti gli incastri, gli aloni, gli effetti sonori, la coreografia dei suoni, i dialoghi dei naturali reverberi, le curve sonore, ecc... e ovviamente posarsi con umiltà e agilità sulle miriadi di tipologie di accenti, colori, fotografia e, soprattutto, pause e, non per ultime, armonie e melodie. In tutti questi “luoghi” della Nona, ma in qualsiasi Musica, si possono, e si devono, afferrare e svolgere le proprie note sulla batteria e collocarle all'interno del suono generale e non, appunto, al di sopra; altrimenti trattasi di altra cosa. Per me questo e moltissimo altro è uno studio, ma anche un gran divertimento, muovermi nella Nona Sinfonia di Beethoven mi ha portato benefici sullo strumento, sull'ascolto, l'introspezione sonora fino ad elementi di psico-acustica applicata. Più che una mia visione, dunque, nella Nona, in questo caso, si trovano in modo ampiamente intelleggibile linee di ritmo ma anche d'incastri ritmico-armonico-melodici di livello e qualità fuori discussione.

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Luca: formidabile... La definizione che hai dato del tuo lavoro sulla IX fa emergere alla mente un viaggio di immagini, sembra quasi una mostra fotografica! dall’ascolto avevo immaginato qualcosa di più “cervellotico” se mi passi il termine, invece si scopre un artista che in modo camaleontico si appoggia su un quadro sonoro e si sposta cambiando i propri colori. Diventa difficile separare le due entità pur riconoscendone l’indipendenza. Ci diresti qualcosa di più su questo feeling che si è creato?

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Massimo: è un sogno vivido. Immagini, sensazioni caldo-freddo, presenza tattile del suono, percezione sensoriale dello spazio anche quello metafisico, localizzazione del suono nell'ambiente e suo uso, dialoghi muti e molto altro. Non si tratta di feeling ma piuttosto direi di un passaggio di dimensione, o più d'una, a cui può portare questo impasto. Non esistono entità, dunque, a parte quella del suono e dove in esso vengono trasportate queste vividezze. Ma questo succede, con più o meno intensità, in ogni Musica, a patto che di Musica si tratti e a patto che ci si escluda personalmente, invisibili che si possa vedere solo la Musica che non ha certo bisogno di intermediari e che quando questi si frappongono, cioè quasi sempre, ecco che non succede granchè.

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Luca: la Psicoacustica è un argomento che mi appassiona profondamente e non vorrei aprire qui una lunga dissertazione in proposito, ti inviterei a parlarci rapidamente dei principali elementi che hai sperimentato.

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Massimo: non sapevo, fino a poco tempo fa, che la Psicoacustica fosse anche una materia e usavo questo termine con molta cautela nel spiegare alcune cose. Non ho mai letto testi in merito né sentito sperimentazioni e non ho certo la pretesa di saperne su ciò. Quello che associo alla Psicoacustica, o cosa simile, è la possibilità, per esempio, di spingere un suono in una determinata direzione volutamente pur esso proveniente, per esempio, da un amplificatore e generato, sempre per esempio, da una chitarra. Questo l'ho fatto sperimentare più volte con riuscita quasi immediata anche a persone non musiciste e perciò vuol dire che la mente può dirigere, entro alcuni limiti, la direzione del suono. Non so se esiste questa cosa nella didattica o nella ricerca ma fatto stà che torna utile quando si vuol suonare in un certo modo, per esempio per collocarsi in diverse posizioni nell'ambiente, e così creare architetture d'ascolto/esecutive nell'ambiente e a favore anche di una certa qualità sonora che il pubblico può percepire; si può arrivare anche ad un senso di originalità o, quantomeno, personalità nel fare musica. Anche con una batteria amplificata si può fare o altri strumenti. Il suono quasi si riesce a “vedere” dove va. Altro esempio: con una nota sulla marimba siamo riusciti a mandarla, ogni volta che si voleva, dietro a dei sacchi di nylon leggeri che sfrusciavano quando si decideva di indirizzarla dietro di essi. O con una nota fissa e continua di basso elettrico far oscillare in un determinato punto e in un certo modo una tenda pesante. Io ne dimostravo la possibiltà mentale e fisica con i vari strumenti e altri riuscivano subito, o quasi. Le possibilità di gestione dei missaggi dal vivo, specie in acustico senza amplificazioni, e della personalizzazione del suono di un gruppo, per esempio, possono risultare molto agevolate.

Altro esempio, un po' diverso, è che in un'occasione in sala prove con un gruppo che seguivo come coach, c'era come un “fastidio” tra la schiena e una porta di uno di noi, come di una “massa”, e facendo provare a battere un forte colpo con la cassa della batteria, nel tentativo di muovere aria, questa “oppressione” spariva. Era come si trattasse di un accumulo di suono e che però disturbava la concentrazione e togliendolo, o spostandolo o “diluendolo”, l'ambiente si schiariva nella sua percezione e anche la concentrazione migliorava. E non era affatto suggestione.

Un altro esempio può essere quello di intrapercepire un suono, la sua densità, il suo colore, la sua temperatura, il carattere, ecc. in un ambiente e “tirarlo giù” e convogliarlo, buona la prima, su strumento. Questo è un po' più impegnativo ma riesce. E pure questa operazione può dare delle possibilità, specie dal vivo, per l'interpretazione e fino all'induzione sonoro-emozionale di chi ascolta.

Queste e varie altre cose le metto sempre negli argomenti di chi studia e per qualsiasi strumento. E poi anche la semplice fisica del suono la intendo uguale per tutti e dunque facilita anch'essa il dialogo di apprendimento.

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Prima rappresentazione "TRIBUTE TO BEETHOVEN" 13 Dicembre 1987

Luca: rientrando in un discorso più “artigianale”, ci racconti come hai lavorato sulla Sinfonia? (sei partito dal materiale sonoro o dall'analisi delle parti?).

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Massimo: entrambi perchè è talmente vasta la lista di cose accennate nella risposta alla tua domanda precedente che è solo così che si possono trovare man mano svariati punti, momenti, ecc. su cui disegnarci la batteria.

Luca: ci sono infiniti esempi di collaborazioni fra orchestra e formazioni moderne e spesso una si adatta all'altra sacrificando un po' della propria identità... Il tuo lavoro invece sembra una sorta di, passami la definizione, implementazione alla partitura. Mi piacerebbe capire che prospettive hai adottato per collocare la batteria all'interno di questa Sinfonia (peraltro già molto ricca): hai ragionato come un solista e orchestra o come parte integrante della compagine orchestrale?

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Massimo: l' “implementazione”, come tu dici, non era mai stata tentata da nessuno penso, forse proprio perchè si è pensato o a fondere i “generi” o semplicemente ad “usare” qualche partitura di classica per proiettarsi come solisti ma tutto sempre fine a sé stesso o, per meglio dire, fini a sé stessi.... A me premeva più l'idea di entrare nel senso della partitura perchè solo così potevo trarne qualche beneficio per lo studio, ed il divertimento, personale, sapendo che in qualunque caso la batteria e/o percussioni sarebbero state fuori luogo, com'è giusto che sia. Però ho notato, e non solo io, che tutto sommato questa intromissione rende alla Nona un ascolto diverso, nuovo all'orecchio anche meno allenato così come a quello esperto di classica ma di qualsiasi “genere” ed estrazione anche non prettamente musicale, anche da parte dei giovani e/o di chi non segue molto o affatto la musica classica. E questo è un fatto e in un eterogeneo pubblico. Ciò non può che farmi felice!

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Luca: una cosa che mi ha incuriosito tantissimo è come hai scelto l'Orchestra e il Direttore per il tuo lavoro.

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Massimo: all'origine, fin da piccolo e molto prima di iniziare con la batteria, ho studiato (molto mentalmente più che in modo pratico, senza immaginare batteria o altro ma qualcosa di particolare che si può percepire, “nascosto” nella Nona, in questo caso, dove “accomodarsi” in qualche modo.... ma questo è un altro discorso....) e mi sono esibito in pubblico usando la versione dei Berliner Philharmoniker con Karajan del 1961-62 per poi passare alla versione in CD del 1983 sempre Berliner/Karajan. Queste versioni non potevano essere usate troppo facilmente per fare il mio CD con la batteria per via dei diritti meccanografici Deutsche Grammophon. Fatalità l' Azzurra Music, l'etichetta che mi ha prodotto il CD, aveva da poco nel suo catalogo prodotto anche la Nona Sinfonia con Camerata Cassovia diretta da Walter Attanasi, una registrazione/interpretazione molto buona, e dunque si è potuto usare quel supporto in tutta libertà. Ad ogni cambio supporto mi si aggiungeva un ulteriore studio di sfumature, tempi, intenzioni, ecc. differenti e questo arricchisce ancora di più!

(vi consiglio l’acquisto del CD che si può trovare in mp3 su iTunes, Amazon, Azzurra Music. ndr)

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Luca: Massimo, scusa se sono sfacciato ma faresti sentire qualcosa ai nostri lettori?

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Massimo: qualche estratto si può ascoltare nel mio sito e anche leggerne delle recensioni, da Modern Drummer alla PAS-Percussive Arts Society che l'hanno selezionato, come da altre riviste o altro in varie nazioni: http://www.massimoaiello.com.

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Luca: sei autore del mitico "Metodo per Batteria" con allegato il CD della Nona con batteria, che si trova in versione cartacea in italiano o in versione pdf in inglese per esempio su IBS. In questo lavoro dimostri quale sia l'importanza dello sviluppo delle basi per comporre nuovi esercizi e acquisire una solida capacità di scrittura, come hai concepito questo sistema didattico e come può essere sfruttato al meglio da un compositore?

Massimo: il “Metodo Completo per Batteria”, (“The Complete Drums' Method” nella versione inglese), ha come prerogativa l'esposizione e l'approfondimento, per quanto si possa attraverso lo scritto, degli argomenti di base passando anche dall'analisi introspettiva. C'è molto di scritto su spiegazioni di impostazione, esercizi fondamentali, coordinazione, indipendenza (anche jazz), accenti e altre varie cose ma sono appunto spiegati come e perchè eseguirli, cosa che io non ho mai trovato nei vari metodi ed è anche per questo che ho scritto in questo modo. Poi, certo, contiene anche una moltitudine di esercizi ma di base e spesso scolastici (apparentemente) o, talvolta, un po' più articolati ma per capire ognuno come poterli sviluppare con fantasia propria, anche poi adattando gli approfondimenti a vari altri metodi più specifici. Ci sono anche dei concetti nuovi che ho esposto nel metodo e sono risultati comprensibili. Non mi dilungo ancora e aggiungo solo che da 32 anni seguo persone che vogliono mettersi sulla batteria e anche per questo ho dovuto sviluppare fin da subito una dialettica, anche “pratica”, per far comprendere alcune cose e allora negli anni ho elaborato vari concetti che risultano utili; sono poche centinaia le persone seguite negli anni, ancora ne seguo, e questi concetti di musica risultano molto utili anche a chi suona o vuole suonare altri strumenti e mi chiedono di approcciarli per esempio alla tromba, sax, tuba, chitarre, bassi, tastiere, marimba, voce, ecc... e anche in gruppo, talvolta anche attraverso arrangiamenti, adattamenti, ecc... risultano efficacemente utili. Molti di questi concetti non ci sono sul metodo per batteria anche se implicitamente compaiono ma che, per forza di cose, vanno affrontati di persona. Per questi argomenti e vari altri ho ideato lo Stage, non solo per batteristi, “CHE COS'E' IL GROOVE (e come arrivarci)” che ho tenuto rare volte, il primo nel '92 e il più recente nel 2011, dove hanno sempre partecipato molte persone (intorno al centinaio) e di svariati strumenti, livelli, generi, ecc. e tutti ne hanno sempre apprezzato l'esposizione e la particolarità e l'utilità. E comunque non basta certo uno Stage per far fronte a tutti gli sviluppi che andrebbero elaborati!

Questo sistema dunque più che concepito mi tocca dire che l'ho sempre avuto in mente ma prima vanno scandagliate più a fondo possibile le basi, per tutti. Per i compositori posso solo dire che basta guardare dove apparentemente non c'è nulla, impadronirsi bene delle basi e “giocare d'azzardo” nella ricerca; può non succedere niente, magari per molto tempo, ma può accadere qualcosa quando meno ce lo si aspetta, importante è mantenere un'autentica coerenza consona al divenire.

(vi segnalo qualche cenno sugli argomenti dello stage:

clicca

e qualche estratto della versione cartacea in italiano:

clicca ndr)

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Luca: mi piace il fatto che ti cimenti in tantissimi contesti musicali, quanto spesso ti capita di collaborare alla stesura delle parti di batteria e come affronti i vari generi?

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Massimo: non ho mai snobbato niente e in più di un centinaio di situazioni con svariati generi, dall'amatoriale al professionismo, mi sono cimentato sempre con assoluta serietà e immaginando di essere sempre a livelli altissimi, così mi “costringevo” ad avere una soglia di attenzione sempre alta e questo fa sì che le orecchie ascoltano bene e la testa può incamerare a modo le informazioni. Senza mai dimenticare di divertirmi e far divertire, rilassandomi e rilassando, in modo leale senza esibizionismi o altro che inevitabilmente portano fuori contesto chi si trova costretto ad adottarli per via di lacune, impreparazione, ecc. o, peggio, manie di grandezza e/o prevaricazione. Questa è la premessa per collaborare con le parti di batteria ma anche a quelle di altri strumenti e immergersi in ogni “genere”, sì con la propria testa, ma soprattutto con la dovuta Forma di ciò che si va a fare, capendo fino a che punto ce la si può fare e da lì restar qualche “metro” indietro. Così si può controllare con più agilità il tutto per poi proiettarsi man mano più in là con sempre più consapevolezza di ciò che si va a fare.

Luca: la tecnica e il duro lavoro sono degli strumenti indispensabili per un turnista ma cosa consiglieresti a chi volesse dedicarsi alla composizione?

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Massimo: consiglierei di capire bene le basi e poi di ascoltare nel silenzio quei suoni, quelle vie, quegli echi di sé stessi e molto altro che il mondo dell'ovvio sovrasta col suo accattivare. Se si fa attenzione, molta attenzione, si scorgono cose, idee, ecc. impensabili ma che ci ruotano attorno in ogni dove. Sarebbe veramente difficile fare qualche esempio qui con la scrittura....

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Luca: come nasce una tua parte di batteria?

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Massimo: sempre ed in ogni caso dai pseudo-accenti che si nascondono nella melodia e armonia e che creano quei lievi contrappunti ritmici su cui individuare i punti più congeniali dove poter appoggiare le note della batteria. Senza dimenticare che la batteria comunque deve aver qualcosa di batteria ma non per forza di stereotipato, come ormai avviene un po' dappertutto. La mente umana non può, e non dovrebbe, rivivere continuamente le stesse esperienze (salvo per la “storicità delle cose) e nella stessa maniera, se non peggio. In tutti campi l'evoluzione è ricerca e sviluppo attraverso la creatività e che richiede comunque un controllo adeguato anche minimo, ma autentico, e dunque la tecnica (controllo, appunto) per poter controllare il tutto (tempo-suono-precisione, groove inteso come interpretazione dell'andamento, ecc.). Il gioco di parole non è casuale....

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Luca: come definiresti il tuo stile compositivo?

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Massimo: non sono un compositore ma per quel poco in cui mi son cimentato in arrangiamenti, adattamenti, ecc. e non solo di batteria cerco l'inusuale ed in modo istintivo più che ragionato e basta. Perciò potrei dire “intuitivamente personale” o viceversa.

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Luca: che ruolo ha la batteria in una tua composizione?

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Massimo: fare la Musica.

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Luca: che dire, Massimo! E’ stato un bellissimo viaggio, ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato e spero che tornerai a trovarci presto! Un caro saluto, ciao!

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Massimo: certo, sempre con piacere! Grazie! Ciao Luca, anche ai tuoi lettori!

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